“Il duende è un potere e non un agire, è un lottare e non un pensare. Non è possibile nessuna emozione senza l’arrivo del duende”. Con queste ed altre affilate parole il grande poeta e drammaturgo spagnolo Federico García Lorca teorizzò per la prima volta quale fosse il demone che legava i toreri ai ballerini di flamenco e ad alcuni artisti. Era il 1933 e si trovava a Buenos Aires, lesse “Gioco e teoria del duende” nel salone della Sociedad de los Amigos del Arte, riscontrando subito grande successo, nello stesso anno arrivò grande consenso anche per “Nozze di sangue”, tragedia in tre atti e sette quadri scritta l’anno precedente e con il debutto a Madrid presso il teatro Beatriz il 5 marzo. Iniziava quella che purtroppo sarebbe stata l’ultima fase della breve vita di García Lorca, periodo in cui la vocazione per il teatro, che per lui era “la poesia che si solleva dal libro e diventa umana; e diventando umana, parla e grida, piange e si dispera”, diede i suoi frutti migliori. “Nozze di sangue” è una cupa vicenda d’amore (ispirata da un fatto reale avvenuto nel 1928 a Níjar e terminata nell’estate 1932) tutta impregnata di fatalismo, il cui motivo dominante è il presagio della morte molto presente fin dal primo dialogo tra madre e figlio del primo atto e che si conclude con un duello rusticano. “Bodas de sangre”, questo il titolo originale, segna l’inizio di una breve serie di quattro opere, tutte di ambiente rurale tranne una, che costituiscono forse il momento più alto del teatro spagnolo contemporaneo: in esse García Lorca si accostò ai miti e alle superstizioni della sua terra ed evocò con grande vigore drammatico e in un’atmosfera d’intensa bellezza poetica un mondo di violente passioni, sentendosi chiamato dalla grande tradizione teatrale della Spagna a dedicarsi con entusiasmo alla tragedia, convinto, com’egli diceva, della necessità che i personaggi creati per le scene fossero vestiti di poesia ma lasciassero vedere nello stesso tempo le ossa e il sangue di cui erano fatti.
Il gruppo teatrale Musikè in Scena, giunto al suo settimo anno di attività, non conosce crisi ed anzi rilancia come ama fare affinché ogni anno la sfida sia più ardua; si cimenta per la prima volta con un dramma estremamente intenso che restando fedele allo spirito e alla trama lorchiani si permette di portare in scena quattro personaggi-duende non presenti nel testo originale. Fuoco, aria, acqua e terra diventano sul palco elementi vivi e onniscienti, a tratti saggi a tratti capricciosi, facendo da coro alle vicende dei personaggi ed esaltandone le azioni ed i pensieri, soprattutto quelli più segreti. Crediamo che questo gruppo coeso e mai come quest’anno così ricco di attori di età diverse provenienti da percorsi ed esperienze differenti abbia con impegno e fatica vinto la scommessa, siamo certi che sarete d’accordo. Accorrete con fiducia a questa “tribuna libera dove si possono portare alla luce, mediante esempi viventi, le leggi eterne del cuore e dei sentimenti umani”.
Dove: Centrale Preneste Teatro, via Alberto da Giussano 58 (Pigneto)
Quando: sabato 8 giugno 2024, ore 18.00 (prima) e ore 21.00 (replica)
Info e prenotazioni 3453191316